A causa della pandemia Covid-19, stiamo attraversando un’esperienza che con tutta probabilità cambierà il nostro stile anche di vita negli anni a venire. Saremo chiamati a rivalutare non solo le nostre abitudini di spostamento, ma anche di lavoro, di studio e di vivere quotidiano.
Come noto, l’Italia è stata gravemente colpita dal Covid-19, diventando il secondo paese in ordine temporale dopo la Cina. L’emergenza ha comportato per tutta la popolazione un arresto forzato degli spostamenti e delle attività commerciali. Il risultato è chiaramente visibile dai dati elaborati da Google (rif. COVID-19 Community Mobility Reports) e dai grafici qui di seguito, che mostrano come, durante il periodo di lockdown (6 marzo – 17 aprile 2020), i transiti nelle stazioni hanno registrato una diminuzione del 76%, la presenza nei posti di lavoro -63%, gli spostamenti per ragioni di svago e acquisto -79%, la presenza nei parchi -75%.
I numeri sono confermati dalle elaborazioni di 5T: grazie alla nostra expertise in materia di governance della mobilità e di analisi dati, abbiamo infatti confrontato i valori relativi al periodo di normalità (antecedente all’avvento del virus) con il periodo critico (prima fase di quarantena 24/02-08/03) e con il periodo di blocco (quarantena totale 09/03-19/04). Le nostre elaborazioni hanno rilevato importanti diminuzioni sia del traffico veicolare privato sia soprattutto del trasporto pubblico locale (TPL). Mentre durante il periodo critico gli spostamenti hanno subito una leggera diminuzione, durante il periodo di blocco il rallentamento è stato invece pressoché totale. Ad esempio, il traffico giornaliero medio (TGM) veicolare privato ha registrato una diminuzione del 7%-9% durante il periodo critico e del 62%-72% durante il periodo di blocco (rispettivamente giorni feriali e weekend). Un’attenzione particolare va posta sull’utilizzo del trasporto pubblico, che ha subito un crollo vertiginoso: l’uso della metropolitana è passato infatti dal 37-32% in meno durante il periodo critico al 90-93% in meno nel periodo di blocco (rispettivamente giorni feriali e weekend).
Superata la fase di lockdown, oggi ci ritroviamo in una fase 2 di graduale ritorno alla normalità, caratterizzata da prevenzione e messa in sicurezza degli ambienti condivisi. La maggior parte dei lavoratori non è ancora rientrata in ufficio e le scuole non hanno riaperto, e questo porta una diminuzione di traffico e di presenza sui mezzi pubblici di trasporto.
I grafici elaborati da Google testimoniano una graduale ripresa tra i 1 maggio e il 12 giugno, laddove la presenza nei parchi è aumentata del 35%, mentre la presenza nelle stazioni e nei luoghi di lavoro è ancora in negativo, ma con segnali di ripresa, rispettivamente -34% e -30%.
Tutte le analisi in materia ad oggi confermano una tendenza degli italiani per il prossimo futuro a prediligere l’utilizzo dell’auto privata o di mezzi in sharing, a sfavore del trasporto pubblico locale (TPL), che viene avvertito come meno sicuro. Secondo un recente sondaggio condotto dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, emerge infatti che su una scala da 1 (poca sicurezza) a 5 (molta sicurezza) gli utenti abbiano attributo al TPL il valore di 1,9 e al veicolo privato il valore di 4,5. A questo punto occorre Il tpl come potrà invertire questa tendenza?
Sarà quindi fondamentale, in questa fase di ritorno graduale alla normalità, che il TPL metta in campo quante più azioni possibili per far tornare la fiducia da parte degli utenti, fornendo servizi nuovi e innovativi e comunicando in maniera più efficace all’utente valori come sicurezza, fiducia, tutela. Al tempo stesso, anche gli altri operatori di servizi di mobilità hanno saputo trasformare questa situazione emergenziale in un’opportunità per guardare al futuro, ai timori degli utenti e a esigenze di mobilità che cambieranno rapidamente. Ad esempio, durante la pandemia, le aziende di car sharing hanno aumentato gli interventi di sanificazione nella flotta a disposizione degli utenti e le compagnie di ride-sharing hanno esteso i loro servizi al trasporto e consegna di cibo ed oggetti, e non solo al trasporto di persone. Ad esempio Helbiz ha avviato una collaborazione con eFarma.com, il più grande fornitore online di prodotti sanitari in Italia, offrendo ai consumatori la possibilità di acquistare il “kit Covid-19” (maschere e disinfettante) all’interno della app di Helbiz che garantisce la consegna a casa da parte dei loro piloti.
In questo scenario di evoluzione della mobilità verso una “nuova normalità”, la Mobility as a Service manterrà un ruolo fondamentale. Nascendo come servizio orientato alle preferenze dei consumatori, oggi più che mai è chiamata a soddisfare le richieste degli utenti. E per farlo dovrà essere capace di prendere in considerazione nuovi requisiti, come salute e sicurezza, che si sono aggiunti a quelli finora ritenuti fondamentali, come digitalizzazione, integrazione, personalizzazione e sostenibilità. Le piattaforme MaaS a livello globale stanno infatti già integrando nuove funzionalità per potere offrire servizi a valore aggiunto, con informazioni sul livello di rischio di ciascuno spostamento, sul grado di affollamento, sui tempi di viaggio e sulla frequenza di interventi di sanificazione.
Crediamo si tratti di una grande opportunità che il MaaS deve cogliere: l’orientamento alle preferenze degli utenti, la possibilità e la libertà di scegliere come, quando, a quale prezzo viaggiare faciliteranno la diffusione dei servizi MaaS, che sapranno adattarsi velocemente ai cambiamenti delle nostre abitudini di mobilità dovuti al Covid-19. Non solo libertà, ma anche semplicità, flessibilità e multimodalità saranno le chiavi di successo del MaaS, pronto a rivoluzionare il concetto di mobilità, trasformandola in una mobilità on demand, che in 5T abbiamo chiamato MooD (Mobility on Demand).